La paura di fare brutte figure limita l’intraprendenza e la libertà di molte persone. A nessuno piace fare brutte figure, ma il punto è: cos’è una brutta figura?
Elenchiamo alcune brutte figure tipiche della nostra cultura:
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Non essere all’altezza.
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Essere poveri.
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Fare affermazioni fuori luogo.
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Fare errori linguistici, ortografici, ecc.
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Inciampare e cadere a terra in pubblico.
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Arrivare in ritardo.
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Avere una macchia sul vestito e non accorgersene.
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Mancare di assolvere a determinate consuetudini sociali, come salutare, ricordarsi di fare gli auguri, parlare a bassa voce, ecc.
In realtà, nulla di tutto questo rappresenta un motivo per cui vergognarsi, eppure la maggior parte di noi vi si attiene scrupolosamente, per paura di fare brutte figure ed essere sminuiti dagli altri. Ma cosa accade quando a rientrare nelle cosiddette brutte figure, c’é anche il dare o l’ottenere un rifiuto?
Alcuni esempi:
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Molti giovani hanno paura di proporsi ad una ragazza, ritenendo un “no” motivo di brutta figura.
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Molte attività in proprio falliscono perchè i titolari, per paura del rifiuto, non hanno il coraggio di proporre quello che l’azienda ha da vendere.
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Non pochi si ritrovano inguaiati economicamente, perchè pensando di fare una brutta figura, non hanno avuto il coraggio di dire no a proponitori incalzanti di prodotti e/o servizi.
Come possiamo vedere, la spinta ad essere corretti ed evitare le brutte figure, può minare pesantemente la libertà e la risolutezza. Per ovviare a questa trappola sociale, bisogna interpretare la paura del rifiuto con senso di umiltà e vederla come una reale opportunità.
Cosa fare?
Definiamo la nostra esigenza di autonomia mettendo in pratica due azioni:
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Rispettare le regole della buona educazione.
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Cogliere le opportunità celate nella paura del rifiuto.
Unendo insieme i due punti possiamo cogliere l’opportunità di usare le regole della buona educazione, per diventare più autonomi e più intraprendenti.
Alcuni esempi:
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Chi non ha un lavoro, ignorando la paura di essere feriti da un no, può proporsi educatamente a diverse aziende, finché non trova l’occupazione consona alle proprie esigenze.
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Chi ha prodotti e/o servizi da vendere, ignorando la paura di essere feriti da un no, può proporli educatamente a qualunque potenziale cliente, fino a raggiungere il fatturato che permette all’azienda di prosperare.
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Chi cerca l’anima gemella, ignorando la paura di essere feriti da un no, può proporre educatamente di approfondire la conoscenza reciproca.
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Chi vuole declinare inviti o liquidare velocemente venditori e proponitori, può farlo educatamente dichiarando immediatamente il proprio disinteresse e senza accettare repliche, ignorando la paura di ferire qualcuno con il proprio no.
Possiamo dunque constatare che, al contrario delle brutte figure, il dare e l’ottenere un rifiuto costituisce un’opportunità per sviluppare autonomia e risolutezza personale.
È Il nostro atteggiamento a fare la differenza.